La storia
La tradizione di solidarietà, che da sempre la contraddistingue, condusse Livorno, all’inizio del Novecento, ad essere tra le prime città italiane a beneficiare della costituzione di una Società Anonima Cooperativa per le Case popolari.
Alla riunione del 6 settembre 1905, nella sala maggiore del palazzo comunale, viene fatto risalire l’atto costitutivo della Società.
In quell’occasione, infatti, si diede vita allo statuto dell’ente che andava a sostituire il Comitato per l’edilizia pubblica. Il primo presidente della Società, Luigi Lang, si insediò qualche mese dopo, il 19 aprile 1906.
Nel settembre del 1907, la Società acquistò una vasta estensione di terreni nelle vicinanze del viale dei Condotti Vecchi, nella zona dove contemporaneamente stava sorgendo la nuova stazione centrale.
La Società, che intanto si era trasformata in Istituto Autonomo per le case popolari ed era presieduta dal Conte Rosolino Orlando, consegnò le prime case, nel quartiere Stazione, all’inizio del 1912. Il progetto edilizio era stato curato da Angelo Badaloni, ingegnere capo del Comune, già progettista del Mercato Centrale nel 1894.
Queste le tappe più significative della secolare storia delle case popolari.
1911-1930
Furono realizzati gli interventi nell’area della nuova stazione centrale, contestualmente allo sviluppo urbanistico di questa area.
L’Istituto costruì le “case per ferrovieri” a partire dal 13 settembre del 1909.
Alla fine degli anni ’20 gli appartamenti realizzati erano 482 in tutto, per un numero complessivo di 3714 vani.
All’inizio del ‘900 una buona attività di edilizia popolare, realizzata non dallo Stato, ma dalle industrie siderurgiche e minerarie della zona e rivolta in maniera prioritaria alle classi operaie, si sviluppò all’isola d’Elba ed a Piombino.
1930 – 1944
Si verificò una forte espansione dell’attività dell’Istituto, conseguente alla realizzazione del piano regolatore dell’arch. Marcello Piacentini, che configurava forti sventramenti nel vecchio centro della città.
L’istituto acquistò vaste aree nella zona di Barriera Garibaldi, via Filzi e della Stazione da destinare alla costruzione di alloggi per la popolazione allontanata dal “Pentagono del Buontalenti”.
Tra il 1930 ed il 1943, l’istituto realizzò 1846 appartamenti.
1945 – 1962
Il periodo della ricostruzione. Livorno uscì dalla guerra con le ossa rotte: i 2/3 delle case popolari risultarono gravemente danneggiate o addirittura distrutte.
Pur navigando in mezzo ad un mare di difficoltà, l’Istituto risultò essere il vero motore propulsore della ricostruzione cittadina.
Negli anni ‘50 sorsero i quartieri Sorgenti, ad opera dell’Ina-Casa (1951-1955) per 325 appartamenti, Coteto e Colline.
L’intervento più riuscito fu rappresentato dal quartiere coordinato ed “autosufficiente” della Rosa. Il progetto originario del 1958 seguì l’espansione urbanistica di Livorno verso l’Ardenza. Questa localizzazione fu preceduta in città da un serrato confronto circa la direttrice di espansione residenziale che, inizialmente, era indirizzata verso Pian di Rota.
La ricostruzione riguardò anche il territorio provinciale: Cecina, Donoratico, Castagneto Carducci, Piombino e l’Isola d’Elba (via Carducci, via Buozzi e la zona della “Bricchetteria” e della Sghinghetta), che rientrarono nei piani dell’Ina-Casa e poi, in un secondo momento, della Gescal.
Fino ad allora nella “provincia” erano state realizzate principalmente costruzioni per gli operai con il sostegno delle aziende interessate, soprattutto a Piombino ed a Portoferraio.
1963 – 1980
L’introduzione dei “Peep” rappresentò una sorta di spartiacque fra una strategia urbanistica che vedeva l’Istituto come unico vero protagonista del processo edilizio pubblico e l’inizio del coinvolgimento, nella progettazione e gestione del settore abitativo, di soggetti esterni quali le cooperative e le imprese.
1981 – 1990
Furono anni contraddistinti dalla ricerca di nuove aree dove edificare: la Leccia, Limoncino e Valle Benedetta.
La Leccia fu la principale area nella quale si sviluppò l’impegno per l’edilizia sociale, ma emersero anche le nuove criticità rappresentate dai quartieri della periferia nord.
La condizione abitativa era profondamente mutata: ciò imponeva una profonda innovazione di sistema.
Furono avviati i primi piani di riqualificazione e recupero immobiliare, operazioni che coinvolsero sia la città di Livorno che la provincia, in particolare il comune di Castagneto Carducci.
1986: l’Istituto Autonomo Case Popolari, con la legge regionale numero 46, viene riconfigurato come Ater (Azienda Territoriale Edilizia Residenziale).
1990 – 2004
Questo periodo è contraddistinto, a Livorno, dai contratti di quartiere di Shangai e Corea.
Due progetti articolati che non puntavano solo a dare una casa, ma anche offrire servizi nei quartieri, in maniera tale da migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Nuove costruzioni vengono realizzate anche in Provincia: Cecina, Vada e Piombino (Calamoresca e Montemazzano), una parte delle quali vengono destinate alle giovani coppie
2004 – 2019
Il nuovo secolo si è aperto con una trasformazione completa dell’edilizia sociale pubblica. Chiusa l’epoca dell’Ater, il 1° aprile 2004, è nato il nuovo soggetto gestore CASALP (Casa Livorno e Provincia). Questo ha permesso una gestione più specializzata ed efficiente del servizio di pubblica utilità affidato, generando all’interno dell’Azienda un continuo orientamento al miglioramento organizzativo e gestionale.
Nello stesso periodo hanno trovato attuazione numerosi programmi costruttivi, sia a Livorno che in provincia, fra i quali, per estensione ed impatto sul tessuto urbano, meritano un cenno i Piani di Recupero a Livorno.
In primo luogo è stata completata la demolizione degli edifici nel Quartiere La Padula e la relativa ricostruzione.
Nei Quartieri Nord della città è stata completata la demolizione degli edifici del Quartiere Corea ed ultimati i lavori di nuova costruzione di nuovi alloggi con le risorse dei Contratti di Quartiere I e II. E’ proseguita la demolizione degli Isolati di Shangay n. 415 e 419 (Le Signorine) e completata la costruzione dei nuovi edifici ed alloggi (117+60). E’ stata avviato lo sgombero dell’Isolato 17 (La Chiccaia) la cui demolizione è stata ultimata nel successivo 2020.
2020 UN ANNO DIFFICILE
Come abbiamo avuto modo di evidenziare in premessa il 2020 è stato l’anno della pandemia Covid che ha colpito la vita del nostro pianeta e le economie globali.
La pandemia che ha caratterizzato l'anno 2020 ha fatto pesantemente sentire i suoi effetti sull'abitare, come è stato ben espresso nel documento "Abitare in Toscana" - IX Rapporto sulla condizione abitativa, redatto dalla Regione Toscana, Osservatorio Regionale e con la collaborazione di Anci Toscana. La pandemia ha impattato su molteplici aspetti: sulle categorie sociali, con un quadro generale che riscontra un deterioramento della condizione lavorativa a partire dagli ultimi mesi dell'anno; lacunosità di un intervento nazionale unitario in tema di misure emergenziali; mutamenti nella riorganizzazione dei servizi agli utenti.
Con l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 e il conseguente lockdown, la casa ha infatti assunto centralità come presidio di protezione della salute pubblica, il luogo dove tutti siamo stati chiamati a rimanere per contribuire ad arrestare la prima ondata epidemica.
In particolare nel 2020, in risposta alla pandemia globale che ha colpito sia gli individui che l’economia, le istituzioni europee hanno predisposto un piano di intervento di oltre 800 miliardi di euro, che anche in Italia si è tradotto nel corso del 2021 in ingenti interventi, attraverso il PNNR, rivolti in particolare alla transizione ecologica.
Queste risorse contribuiscono a rafforzare le iniziative già intraprese dal governo italiano di sostegno all’economia attraverso i Bonus di riqualificazione edilizia, in particolare il Bonus 110% sia per l’efficientamento energetico che per la sicurezza sismica e l’abbattimento delle barriere architettoniche e il Bonus 90% per la riqualificazione delle facciate, che si affiancano alle detrazioni già esistenti negli anni precedenti con aliquote minori (50%, 65%, 75% e 80%). La possibilità di accedere a tali Bonus da parte delle aziende di edilizia residenziale pubblica ha consentito di mettere in cantiere una quantità ingente di interventi di riqualificazione energetica e sismica di un patrimonio grande e in larga parte datato.
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